Bonarda
sin.
Bonarda piemontese (nome con cui era ufficialmente indicata fino al 1994), Bonarda di Chieri o Bonarda del Monferrato. Numerose sono però le omonime Bonarda. La Croatina, chiamata Bonarda in alcune zone dell'Astigiano (Cisterna e S. Damiano), nel Roero, sui Colli Piacentini e nell'Oltrepò Pavese; l'Uva rara, detta Bonarda di Cavaglià, o semplicemente Bonarda, nel Biellese e in alcune aree del Canavese, nel Vercellese e Novarese; un vitigno chiamato Bonarda in alcune zone del Roero (e poi diffuso in Piemonte), ma che probabilmente corrisponde al Refosco nostrano friulano; il Neretto duro nei dintorni di Cuceglio nel Canavese, chiamato Bonarda 'd Macoun. In varie zone dell'Astigiano, infine, la Neretta cuneese e talora il Lambrusco Maestri sono erroneamente indicati come Bonarda.
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Storia:
Antico vitigno piemontese ricco di sinonimie e di false omonimie delle quali la più frequente è quella di Croatina. Il nome Bonarda venne utilizzato per la prima volta, nel 1799 dal Conte Nuvolone per indicare un vitigno delle colline torinesi. Successivamente l'Acerbi (1825) lo descive tra i vitigni dell'Alessandrino. Il Di Rovasenda (1877) ne fa una precisa descrizione distinguendola dalle false Bonarde. In sud America (Brasile, Argentina) è coltivata diffusamente un vitigno chamato Bonarda che per alcuni Autori è la Charbono della Califonia. L'etimologia del nome sembra derivi dall'aggettivo "buono".

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Diffusione:
E' diffusa esclusivamente in Piemonte, e soprattutto sulle colline del Torinese (Chierese) e dell'Astigiano ad esse adiacenti (Castelnuovo don Bosco, Albugnano, Pino, ecc.). È presente anche nel Pinerolese, in Bassa Val Susa e sporadicamente nel Canavese. |
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caratteristiche sensoriali del vino: questo vitigno dà un vino di colore rosso rubino molto intenso tendente al violaceo, profumo intenso, vinoso e fruttato, sapido, poco tannico, morbido, fresco, equilibrato, di corpo, persistente. |
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