Giuseppe Di Rovasenda dei Conti di Melle era il discendente di una nobile e antica famiglia piemontese, il cui capostipite sembra essere stato Aimone conte di Vercelli della casa Manfredingia (980).
Nel 1155 i Di Rovasenda furono infeudati da Federico Barbarossa con numerose terre nel Vercellese e nel Biellese; in seguito persero il dominio sulle proprietà, ma ne rientrarono in possesso nel 1413 come vassalli di Amedeo VIII di Savoia. Giuseppe nacque a Verzuolo il 4 giugno del 1824; all'età di sedici anni intraprese studi legali per imboccare poi la carriera diplomatica. Presto, però, abbandonò quest'attività per dedicarsi completamente all'agricoltura, maturando un profondo interesse per la viticoltura. I primi studi in questo campo li aveva iniziati nel 1860 a Sciolze (piccolo paese della provincia di Torino) presso la villa di uno zio, per poi continuarli e approfondirli a Verzuolo nelle proprietà della madre. Iniziò così, con entusiasmo e volontà, a costituire una collezione di diversi vitigni coltivati in Piemonte, aggiungendovi progressivamente quelli di tutto il resto d'Italia e in seguito anche le varietà coltivate in Francia, Germania e Spagna.
Riuscì in questo modo a mettere insieme per la prima volta nella storia una raccolta di livello mondiale, tanto ampia che si rese necessario acquistare nell'allora comune di Villanovetta un appezzamento sulla collina confinante con Verzuolo detto "La Bicocca", un nome che divenne celebre tra gli studiosi di viticoltura. Grazie agli studi del Di Rovasenda, il numero di varietà di viti conosciute e coltivate salì nel 1877 a 3350 e, qualche anno dopo, addirittura a 3666. Di ogni pianta raccolse accurate e minuziose osservazioni, registrandole in diversi fascicoli che furono poi pubblicati col titolo Saggio di Ampelografia nazionale, al quale fece immediatamente seguito il Saggio di Ampelografia universale, tradotto anche in francese. Inoltre collaborò con il Bollettino Ampelografico edito dal Ministero dell'Agricoltura e con gli Annali della Regia Accademia di Agricoltura di Torino, di cui fu socio onorario per tutta la vita.
Uomo austero e di tempra eccezionale, si spense a Verzuolo nella notte tra il 6 e 7 dicembre del 1913. Qualche anno prima, al fine di evitare che il suo monumentale lavoro andasse perduto, donò l'intera collezione di studi alla Reale Scuola di Viticultura e di Enologia di Alba.